Macchina del tempo

Note note o meno note, ma sempre di musica si parla

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anpaca
view post Posted on 21/9/2007, 16:36




E' abbastanza noto che io sia un appassionato di musica, appassionato e non esperto, poiché, per considerarsi esperti, la musica bisognerebbe saperla leggere e suonare e io non so fare entrambe le cose. Certo, se mi chiedete quali sono le note sulle righe e negli spazi con la chiave di Sol (quella di violino, per intenderci), questo lo so, lo insegnavano alle elementari: MI, SOL, SI, RE, FA e FA, LA, DO, MI e lo so pure nella notazione letterale dove A è il LA e così via: E, G, B, D, F e F, A, C, E. Il trucchetto per sapere a memoria questa notazione è facile: le note negli spazi formano la parola FACE e quelle sulle righe compongono Every Good Boy Deserves Favour, che è anche il titolo di un album dei Moody Blues, gruppo del quale parlerò prossimamente. Per quanto riguarda la pratica della musica, certo, anch'io ho martoriato una chitarra con qualche strimpellata, ma è roba di tanti anni fa e fatta pure maluccio, insomma, sono un tipo da Giro di DO in 80 giorni. Detto questo e dopo avere svegliato il malcapitato lettore caduto in un sonno profondo provocato dalla nenia delle 7 note, andiamo al sodo: da dove nasce questa passione per la musica e, soprattutto, cosa mi piace? Il tutto nasce dal fatto che ho un fratello e i cugini più grandi di me e loro hanno avuto l'età giusta al momento giusto, quindi, un giorno del 1964, mio fratello si presenta in casa con un 45 giri con la copertina arancione e la foto di quattro ragazzi un po' strambi per l'epoca, quattro capelloni, come si definivano allora. Prima di quel momento, la musica dominante era quella ascoltata e acquistata da mio padre, si passava da Frank Sinatra ai 45 giri di Vianello, a Paul Anka, a vari dischi di musica classica, allora diretta da gente come Toscanini o suonata da Rubinstein o Horowitz. Io ero piccolino, avevo 5 anni ed ero relegato alle canzonette e allo Zecchino d'Oro. Torniamo a bomba a quel 45 giri: avete capito chi fossero i quattro capelloni? Bene, i brani erano "Twist and shout" e "Misery", qualcosa di mai ascoltato fino ad allora. Da quel momento i Beatles sono stati una presenza fissa nel giradischi di casa, anche grazie a un compagno di scuola di mio fratello, che acquistava ogni loro album e puntualmente ce lo portava per farcelo ascoltare. In tutti questi anni non ho mai cambiato la mia opinione sui Fab Four: ci saranno stati musicisti più virtuosi, più preparati, più bravi di loro, ma nessuno è mai riuscito a essere grande e innovativo come loro; qualsiasi cosa venisse prodotta ... "... sì, ma i Beatles hanno già fatto qualcosa del genere". La musica moderna deve molto, moltissimo ai Beatles.
E' il momento del video, ho trovato una chicca su YouTube, un cinegiornale del 1963, nel quale si parlava di un concerto dei Beatles a Manchester; vedrete l'atmosfera prima del concerto, il loro arrivo al teatro, loro che fanno gli scemi nei camerini, il pubblico che entra e l'inferno della Beatlemania mentre suonano "She loves you" e "Twist and shout". Pelle d'oca e lacrime garantite. A me fanno sempre questo effetto.
Buona visione.

 
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pharahon
view post Posted on 21/9/2007, 22:18




Nn conoscevo questa parte di te, complimenti ottimo gruppo :(clap): :(day):
 
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anpaca
view post Posted on 22/9/2007, 15:13




... e non finisce qui, Pharahon, arriveranno altre cose. :)
 
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anpaca
view post Posted on 22/9/2007, 23:08




Dopo avere prodotto album al ritmo di due all'anno e sfornato brani del calibro di "A hard day's Night", "Help!", "Yesterday", "Girl", "Michelle", "Norwegian wood", tanto per citarne qualcuno, arriviamo al 1966. In primavera iniziarono le registrazioni di quello che è il meraviglioso collage sonoro di "Revolver", album che considero il migliore dei Fab Four, di sicuro superiore musicalmente a "Sgt. Pepper's lonely hearts club band", senza nulla togliere all'immensa importanza di quest'ultimo. Si trova di tutto in Revolver, dagli struggenti archi di "Eleanor rigby", a una delle più belle ballate d'amore, "Here, there and everywhere", dal gioiellino "For no one", alla gioiosa "Good day sunshine", all'incursione nel soul di "Got to get you into my life", tutte di Paul McCartney; la sarcastica "Taxman", il sitar di "Love you to" , queste di George Harrison, il gioco di "Yellow submarine" e, per concludere, il genio di John Lennon che ci regala capolavori quali "I'm only sleeping", "She said, she said", "Doctor Robert" e soprattutto il brano conclusivo dell'album, anche se fu il primo ad essere registrato: "Tomorrow never knows", se non il primo brano psichedelico, di sicuro il più dirompente e a più ampia diffusione. In questo brano, gli unici strumenti ad essere veramente suonati sono il basso e la batteria, il resto è un geniale insieme di trucchi sonori, ad esempio una risata di Paul, opportunamente accelerata che si trasforma in una via di mezzo tra gabbiani e Indiani Pellirosse, poi flauti e scale di sitar accelerate, tutti suoni che si ripresentano periodicamente nel brano grazie al meccanismo del "tape loop", ossia i pezzi di nastro, anziché passare da una bobina all'altra, erano uniti ad anello e giravano in continuazione nel registratore; un altra chicca è l'assolo di chitarra, che altro non è che l'assolo di "Taxman" frammentato e riprodotto al contrario. Il risultato è qualcosa di straordinario, affascinante, ipnotico; chiude un album, ma apre una nuova era, non solo per i Beatles.

Tomorrow Never Knows - The Beatles



Turn off your mind, relax and float down stream
It is not dying, it is not dying

Lay down all thoughts, surrender to the void
It is shining, it is shining

Yet you may see the meaning of within
It is being, it is being

Love is all and love is everyone
It is knowing, it is knowing

And ignorance and hate mourn the dead
It is believing, it is believing

But listen to the colour of your dreams
It is not leaving, it is not leaving

So play the game "Existence" to the end
Of the beginning, of the beginning
Of the beginning, of the beginning
Of the beginning, of the beginning
Of the beginning, of the beginning
 
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anpaca
view post Posted on 24/9/2007, 23:44




Salto di palo in frasca, mi traferisco dall'Inghilterra agli U.S.A., ma rimango nel 1966. Bob Dylan era già da tempo all'apice della carriera; grande cantautore folk, erede di Woody Guthrie, aveva già al suo attivo un monumento quale "The freewheelin' Bob Dylan", del 1963,, che conteneva brani che sarebbero diventati dei veri e propri inni, come "Blowin' in the wind"e "A hard rain a-gonna fall", che prima o poi pubblicherò (se le troverò). Nel 1965 avvenne la svolta "elettrica: dopo avere conosciuto i Beatles l'anno prima, Dylan comprese l'enorme forza del rock e iniziò a scrivere brani non più per sola chitarra acustica e nacque lo splendido "Bringing it all back home", un lato elettrico e uno acustico; tuttavia questo non fu accettato dai suoi sostenitori più radicali, per i quali Dylan era e doveva rimanere "il folksinger". L'occasione per esprimere il dissenso si presentò al festival folk di Newport, dal quale Dylan, avendo osato presentarsi con un gruppo, fu cacciato a fischi. Fortunatamente non si perse d'animo e continuò il suo nuovo percorso, producendo quello che per me è il suo capolavoro "Highway 61 revisited", l'album con "Like a rolling stone", per intenderci. Nel 1966 Dylan incise il doppio album "Blonde on blonde", nel quale spaziava dalle ballate al blues fino ad arrivare a una stampalata marcia, che apriva l'album: "Rainy day women #12 & 35", un titolo misterioso, materia di studio per gli immancabili personaggi che devono sempre e comunque trovare una spiegazione per qualsiasi cosa, così come il testo, che sembra diretto ai detrattori di professione, per i quali, qualsiasi cosa si faccia, si viene criticati, insomma, si ricevono sassate, "pietre". Eccomi al punto: nel 1967 Gian Pieretti e Ricky Gianco, scrissero "Pietre", presentata al festival di Sanremo da Antoine; brano simile in modo imbarazzante a quello di Dylan, sia come testo, sia come musica. Naturalmente non pubblicherò "Pietre", ma "Rainy day women ...". Le pietre le tengo per Gian Pieretti e Ricky Gianco. :lol:



Well, they'll stone ya when you're trying to be so good,
They'll stone ya just a-like they said they would.
They'll stone ya when you're tryin' to go home.
Then they'll stone ya when you're there all alone.
But I would not feel so all alone,
Everybody must get stoned.

Well, they'll stone ya when you're walkin' 'long the street.
They'll stone ya when you're tryin' to keep your seat.
They'll stone ya when you're walkin' on the floor.
They'll stone ya when you're walkin' to the door.
But I would not feel so all alone,
Everybody must get stoned.

They'll stone ya when you're at the breakfast table.
They'll stone ya when you are young and able.
They'll stone ya when you're tryin' to make a buck.
They'll stone ya and then they'll say, "good luck."
Tell ya what, I would not feel so all alone,
Everybody must get stoned.

Well, they'll stone you and say that it's the end.
Then they'll stone you and then they'll come back again.
They'll stone you when you're riding in your car.
They'll stone you when you're playing your guitar.
Yes, but I would not feel so all alone,
Everybody must get stoned.

Well, they'll stone you when you walk all alone.
They'll stone you when you are walking home.
They'll stone you and then say you are brave.
They'll stone you when you are set down in your grave.
But I would not feel so all alone,
Everybody must get stoned.

Edited by anpaca - 25/9/2007, 01:03
 
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anpaca
view post Posted on 28/9/2007, 23:31




Sulla scia del successo planetario dei Beatles, in Gran Bretagna nacquero molti gruppi beat, dando origine al fenomeno detto "British invasion". Tra questi, uno che mi è sempre piaciuto in particolar modo sono i Kinks, guidati dai fratelli Ray e Dave Davies. Di certo furono di tutt'altra pasta rispetto agli sciagurati fratelli Noel e Liam Gallagher degli Oasis, che peraltro si ispirano anche ai Kinks; Ray Davies, voce e chitarra ritmica, era anche l'autore di quasi tutti i brani e l'indiscusso leader del gruppo, Dave era il chitarrista solista, voce e autore di alcuni brani. Nel 1964 esplosero con la feroce "You really got me", brano molto avanti per l'epoca, importantissimo per lo sviluppo dell'hard rock; se non il primo, fu uno dei primi brani in cui si faceva uso del riff di chitarra, ossia lo stesso fraseggio ripetuto dall'inizio alla fine (l'esempio più noto è forse "Smoke on the water" dei Deep Purple). Successivamente produssero altri brani basati su altri riff, come "I need you" e "All day and all of the night", anche quest'ultimo divenne uno standard del rock. Ray Davies si rivelò anche autore di splendide ballate, di testi ironici e graffianti, sempre con una marcatissima connotazione inglese, che limitò il loro successo, ma sicuramente consentì loro di mantenere una certa coerenza nello stile e un elevato standard qualitativo per molti anni. Il brano che posto è del 1967, una stupenda ballata composta da Ray Davies, votato in un referendum come il brano più bello dedicato a Londra e in un altro referendum, come il secondo brano più "inglese" della storia del rock, dopo "A day in the life" dei Beatles.

Waterloo Sunset - The Kinks



Dirty old river, must you keep rolling
Flowing into the night
People so busy, makes me feel dizzy
Taxi light shines so bright

But I don't need no friends
As long as I gaze on Waterloo sunset
I am in paradise

Every day I look at the world from my window
But chilly, chilly is the evening time
Waterloo sunset's fine

Terry meets Julie, Waterloo Station
Every Friday night
But I am so lazy, don't want to wander
I stay at home at night

But I don't feel afraid
As long as I gaze on Waterloo sunset
I am in paradise

Every day I look at the world from my window
But chilly, chilly is the evening time
Waterloo sunset's fine

Millions of people swarming like flies 'round Waterloo underground
But Terry and Julie cross over the river
Where they feel safe and sound

And the don't need no friends
As long as they gaze on Waterloo sunset
They are in paradise

Waterloo sunset's fine
 
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anpaca
view post Posted on 2/10/2007, 22:10




Questa sera i Police suonano in Italia, a Torino, sigh. :(
Non potrò mai dimenticare il loro primo concerto a Milano, esattamente 27 anni e mezzo fa, il 2 Aprile 1980; una bolgia infernale, il Palalido pieno all'inverosimile, un concerto stupendo. Uno dei loro cavalli di battaglia dell'epoca era questo:

Walking On The Moon - The Police



Giant steps are what you take
Walking on the moon
I hope my legs don't break
Walking on the moon
We could walk forever
Walking on the moon
We could live together
Walking on, walking on the moon

Walking back from your house
Walking on the moon
Walking back from your house
Walking on the moon
Feet they hardly touch the ground
Walking on the moon
My feet don't hardly make no sound
Walking on, walking on the moon

Some may say
I'm wishing my days away
No way
And if it's the price I pay
Some say
Tomorrow's another day
You stay
I may as well play

Giant steps are what you take
Walking on the moon
I hope my legs don't break
Walking on the moon
We could walk forever
Walking on the moon
We could be together
Walking on, walking on the moon

Some may say
I'm wishing my days away
No way
And if it's the price I pay
Some say
Tomorrow's another day
You stay
I may as well play

Keep it up, keep it up
.............
 
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anpaca
view post Posted on 4/10/2007, 22:13




1978: esce l'album "Who are you?". Non è tra i migliori LP prodotti dagli Who, è tuttavia importante per due motivi: contiene l'omonimo brano, uno dei loro cavalli di battaglia ancora oggi ed è stato l'ultimo album inciso dalla formazione originale: Pete Townshend, Roger Daltrey, John Entwistle e Keith Moon. La copertina era questa:
image

Nella foto si vede Keith Moon seduto, sullo schienale della sedia c'è scritto "Not to be taken away"; per uno scherzo del destino, ad essere "taken away" fu proprio lui: morì nello stesso anno, a settembre, a causa di un'overdose di farmaci contro l'alcolismo. Se ne andava così un batterista folle e strabiliante nello stesso tempo, aveva un modo di suonare apparentemente sconclusionato, non una tecnica sopraffina, essendo un autodidatta, tutte rullate e uso non convenzionale dei piatti, ma risultava estremamente preciso ed efficace, riempiva i vuoti che inevitabilmente si creavano suonando in tre. Tornerò ancora a parlare degli Who, delle loro produzioni più importanti e dei loro devastanti concerti dal vivo. Per ora, vi lascio "Who are you?". Ah, è usata come sigla della serie C.S.I..

Who Are You? - The Who



Who are you?
Who, who, who, who?
Who are you?
Who, who, who, who?
Who are you?
Who, who, who, who?
Who are you?
Who, who, who, who?

I woke up in a Soho doorway
A policeman knew my name
He said "You can go sleep at home tonight
If you can get up and walk away"

I staggered back to the underground
And the breeze blew back my hair
I remember throwin' punches around
And preachin' from my chair

Well, who are you? (Who are you? Who, who, who, who?)
I really wanna know (Who are you? Who, who, who, who?)
Tell me, who are you? (Who are you? Who, who, who, who?)
'Cause I really wanna know (Who are you? Who, who, who, who?)

I took the tube back out of town
Back to the Rollin' Pin
I felt a little like a dying clown
With a streak of Rin Tin Tin

I stretched back and I hiccupped
And looked back on my busy day
Eleven hours in the Tin Pan
God, there's got to be another way

Who are you?
Ooh wa ooh wa ooh wa ooh wa ...

Who are you?
Who, who, who, who?
Who are you?
Who, who, who, who?
Who are you?
Who, who, who, who?
Who are you?
Who, who, who, who?

Well, who are you? (Who are you? Who, who, who, who?)
I really wanna know (Who are you? Who, who, who, who?)
Tell me, who are you? (Who are you? Who, who, who, who?)
'Cause I really wanna know (Who are you? Who, who, who, who?)

I know there's a place you walked
Where love falls from the trees
My heart is like a broken cup
I only feel right on my knees

I spit out like a sewer hole
Yet still recieve your kiss
How can I measure up to anyone now
After such a love as this?

Well, who are you? (Who are you? Who, who, who, who?)
I really wanna know (Who are you? Who, who, who, who?)
Tell me, who are you? (Who are you? Who, who, who, who?)
'Cause I really wanna know (Who are you? Who, who, who, who?)
 
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anpaca
view post Posted on 9/10/2007, 22:11




Come già detto in occasione del post sui Kinks, negli anni '60 in Inghilterra nacquero molti gruppi beat/pop di successo che si conquistarono una fetta di gloria nelle classifiche non solo inglesi. Oggi è il turno di The Move, gruppo fondato dal chitarrista Roy Wood; suonavano un buon pop melodico con incursioni nel classico rock'n'roll. Questa formula fu continuata anche dopo il loro scioglimento, avvenuto nel 1972, quando tutta la formazione, cantante escluso, confluì nella più conosciuta Electric Light Orchestra. Questo brano è il maggiore successo dei Move, unico a raggiungere il n. 1 in classifica. In Italia fu portata al successo dall'Equipe 84 come "Tutta mia la città" ed è stata riproposta recentemente da Giuliano Palma & the Bluebeaters.

Blackberry Way - The Move



Blackberry way
Absolutely pouring down with rain
It's a terrible day
Up with the lark
Silly girl I don't know what to say
She was running away
So now I'm standing on the corner
Lost in the things that I said
What am I supposed to do now

Goodbye blackberry way
I can't see you, I don't need you
Goodbye blackberry way
Sure to want me back another day

Down to the park
Overgrowing but the trees are bare
There's a memory there
Boats on the lake
Unattended now for love to drown
I'm incredibly down
Just like myself they are neglected
Turn with my eyes to the wall
What an I supposed to do now

Goodbye Blackberry Way
I can't see you, I dont need you
Goodbye Blackberry Way
Sure to want me back another day

Run for the train
Look behind ya for she may be there
Said a thing in the air
Blackberry Way
See the battlefields of careless sins
Cast to the wind
So full of emptiness without her
Lost in the words that I said
What am I supposed to do now

Goodbye Blackberry Way
I can't see you, I dont need you
Goodbye Blackberry Way
Sure to want me back another day

Goodbye Blackberry Way
I can't see you, I dont need you
Goodbye Blackberry Way
Sure to want me back another day

Goodbye Blackberry Way
I can't see you, I dont need you
Goodbye Blackberry Way
Sure to want me back another day
 
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anpaca
view post Posted on 15/10/2007, 21:33




Nella carrellata dei grandi del passato non potevano certo mancare i Rolling Stones, anche perché sono ancora sulla breccia, nonostante in molti avessero scommesso sulla loro fine non solo artistica, vista la loro proverbiale indulgenza verso eccessi di ogni genere. La tipica espressione "Sex and drugs and rock'n'roll" è la definizione che calza loro a pennello più di ogni altra. Lasciando perdere la trita contrapposizione con i Beatles, che ha dato da mangiare per anni a giornalisti e non solo, gli Stones sono senza dubbio il più rappresentativo gruppo rock'n'roll sulla faccia della terra, hanno sempre fatto il loro "sporco" lavoro con grande professionalità, senza mai essere particolarmente innovativi. Hanno tuttavia regalato autentiche gemme, quali "Aftermath" del 1966, "Let it bleed" del 1969, "Sticky Fingers" del 1971, ma soprattutto quello che io considero il loro capolavoro: "Beggar's Banquet" del 1968, un album straordinario, che inizia con una cosa da nulla come "Sympathy for the devil", per poi proseguire con altre cosucce come "Stray cat blues" e "Street fighting man"; l'album della definitiva presa di potere da parte di Mick Jagger e Keith Richards a spese di Brian Jones, il cui contributo alla musica degli Stones ebbe fine in questa occasione, prima di essere estromesso dal gruppo e morire tragicamente un anno dopo. Il brano che propongo, nella versione in vinile chiudeva la prima facciata ed è uno dei miei preferiti non solo di questo album, ma di tutta la produzione degli Stones. Semplicemente fantastici il lavoro al piano di Nicky Hopkins e la lancinante slide guitar accreditata a Brian Jones.

Jig-Saw Puzzle - The Rolling Stones



There's a tramp sittin' on my doorstep
Tryin' to waste his time
With his methylated sandwich
He's a walking clothesline
And here comes the bishop's daughter
On the other side
She looks a trifle jealous
She's been an outcast all her life

Me, I'm waiting so patiently
Lying on the floor
I'm just trying to do my jig-saw puzzle
Before it rains anymore

Oh the gangster looks so fright'ning
With his luger in his hand
When he gets home to his children
He's a family man
But when it comes to the nitty-gritty
He can shove in his knife
Yes he really looks quite religious
He's been an outlaw all his life

Me, I'm waiting so patiently
Lying on the floor
I'm just trying to do this jig-saw puzzle
Before it rains anymore

Me, I'm waiting so patiently
Lying on the floor
I'm just trying to do this jig-saw puzzle
Before it rains anymore

Oh the singer, he looks angry
At being thrown to the lions
And the bass player, he looks nervous
About the girls outside
And the drummer, he's so shattered
Trying to keep on time
And the guitar players look damaged
They've been outcasts all their lives

Me, I'm waiting so patiently
Lying on the floor
I'm just trying to do this jig-saw puzzle
Before it rains anymore

Oh, there's twenty-thousand grandmas
Wave their hankies in the air
All burning up their pensions
And shouting, "It's not fair!"
There's a regiment of soldiers
Standing looking on
And the queen is bravely shouting,
"What the hell is going on?"

With a blood-curdling "tally-ho"
She charged into the ranks
And blessed all those grandmas who
With their dying breaths screamed, "Thanks!"

Me, I'm just waiting so patiently
With my woman on the floor
We're just trying to do this jig-saw puzzle
Before it rains anymore.
 
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anpaca
view post Posted on 22/10/2007, 23:21




Alla fine degli anni '60 e nella prima metà degli anni '70, si sviluppò il fenomeno del Progressive Rock, musica molto ricercata, a volte cervellotica, comunque sempre molto raffinata e curata negli arrangiamenti; questo genere venne anche chiamato Pop sinfonico. Alcuni nomi su tutti: King Crimson, Genesis, Van Der Graaf Generator, Gentle Giant, Yes e la nostra PFM. Il disco da cui iniziò tutto è tuttora considerato "Days of future passed" dei Moody Blues, prodotto nel 1967. Era un concept album che raccontava una giornata qualunque di una persona qualunque, dall'alba alla notte e le canzoni si alternavano a stacchi orchestrali della London Festival Orchestra. Nonostante lo scetticismo sul rsultat commerciale, questo progetto fu accettato dalla loro casa discografica, la Deram, un'affiliata della Decca, che stava lanciando il Deramic Sound System, all'avanguardia nel campo della stereofonia. I risultati furono sorprendenti, l'album vendette moltissimo e fu il primo di sette album di elevata qualità prodotti fino al 1972. Il brano che posto, tratto da "Days of future passed", è una delle canzoni pop più famose, in Italia fu portata al successo dai Profeti e dai Nomadi, con un testo sciagurato che non c'entrava niente con l'originale. Non rivelerò il titolo italiano, basteranno un paio di note per capirlo. ;)

Nights In White Satin - The Moody Blues



Nights in white satin, never reaching the end,
Letters I've written, never meaning to send.
Beauty I'd always missed, with these eyes before,
Just what the truth is, I can't say anymore.

'Cos I love you, yes I love you, oh how I love you.

Gazing at people, some hand in hand,
Just what I'm going through, they can't understand.
Some try to tell me, thoughts they cannot defend,
Just what you want to be, you will be in the end.

And I love you, yes I love you,
Oh how I love you, oh how I love you.

Nights in white satin, never reaching the end,
Letters I've written, never meaning to send.
Beauty I'd always missed, with these eyes before,
Just what the truth is, I can't say anymore.

'Cos I love you, yes I love you,
Oh how I love you, oh how I love you.

'Cos I love you, yes I love you,
Oh how I love you, oh how I love you.
 
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anpaca
view post Posted on 30/10/2007, 00:13




Nel 1969 uscì in Olanda un album intitolato "At home", inciso da un gruppo formato da un buon chitarrista e autore della maggior parte dei brani, un batterista e un bassista veramente bravi e una cantante dalla voce molto decisa; lei si chiamava (è scomparsa alla fine del 2006) Mariska Veres. Il brano più famoso dell'album era "Venus", che spopolò nelle classifiche di tutto il mondo, un brano accattivante, decisamente molto riuscito, talmente riuscito da dare l'impressione, almeno qui in Italia, che fosse il singolo fortunato di una delle tante band usa-e-getta, da un disco e tanti saluti. Invece gli Shocking Blue, questo il nome del gruppo, ebbero una carriera più che rispettabile dal 1968 fino alla metà degli anni '70, con alcuni brani molto gradevoli, sempre eseguiti ad alto livello. In "At home" si avvertono influenze della musica della West Coast americana, accentuate dalla somiglianza tra le voci della Veres e di Grace Slick dei Jefferson Airplane, accenni di psichedelia con tocchi indianeggianti e, naturalmente, il pop di "Venus". Il brano che propongo non è molto "facile", è forse il più psichedelico dell'album, ma c'è un motivo per cui lo faccio: una ventina d'anni dopo la sua uscita, fu ripreso dai Nirvana e scelto come loro primo singolo, inoltre fu remixato dai Prodigy.

Love Buzz - Shocking Blue





Would you believe me when I tell you
You are the king of my dreams.
Please don't decieve me when I hurt You.
It just ain't the way it seems.

Can't you hear my love buzz?
Can't you hear my love buzz?
Can't you hear my love buzz?

I need you like a desert needs rain.
I would rather like to die.
Darling I hurt when I do not see you,
So spead your wings and fly.

Can't you hear my love buzz?
Can't you hear my love buzz?
Can't you hear my love buzz?
 
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anpaca
view post Posted on 11/11/2007, 23:20




Negli anni '60, molti gruppi inglesi seguirono il filone "nero", ossia, oltre al rock'n'roll, suonavano blues, rhythm and blues, soul; tra questi, i più noti furono i primi Rolling Stones, The Animals, The Yardbirds e lo Spencer Davis Group. Sebbene Spencer Davis fosse l'intestatario del gruppo, non ne fu il leader, ruolo ricoperto da un giovane tastierista dotato di una splendida voce: Stevie Winwood, classe 1948. Alla fine del 1966, quindi diciottenne, Winwood compose un brano celeberrimo, la trascinante "Gimme Some Lovin'", divenuto immediatamente un classico del suo genere. Notissima e molto divertente (era la scena nel locale dove si spacciavano per un gruppo country) la versione proposta in "The Blues Brothers" da John Belushi, Dan Aykroyd e il fior di musicisti che li accompagnavano. Ecco l'originale:

Gimme Some Lovin' - Spencer Davies Group



Well, my temperature's rising and my feet hit the floor
Twenty people knocking 'cause they're wanting some more
Let me in, baby, I don't know what you've got
But you'd better take it easy, 'cause this place is hot

So glad we made it, so glad we made it
You got to gimme some lovin', gimme some lovin'
Gimme some lovin' every day

Well, I feel so good, everything is sounding hot
Better take it easy, 'cause the place is on fire
Been a hard day and I don't know what to do
Wait a minute, baby, it could happen to you

So glad we made it, so glad we made it
You got to gimme some lovin', gimme some lovin'
Gimme some lovin' every day

Well, I feel so good, everybody's getting higher
Better take it easy, 'cause the place is on fire
Been a hard day, nothing went too good
Now I'm gonna relax, honey, everybody should

So glad we made it, so glad we made it
You got to gimme some lovin', gimme some lovin'
Gimme some lovin' every day
 
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anpaca
view post Posted on 19/11/2007, 23:54




Oggi tocca a uno dei gruppi che amo di più: gli Small Faces. La loro carriera non fu molto fortunata, a causa di problemi con le case discografiche, la Decca e la Immediate; soprattutto per il fallimento di quest'ultima, persero molti soldi di royalties. Un altro handicap fu la loro giovane età, per cui si trovarono tra il 1965 e il 1966 a fare i conti con i vari mostri sacri del beat inglese, tuttavia riuscirono a produrre qualche hit e tre LP veramente pregevoli. Il loro vero valore e la loro influenza sulla musica inglese degli anni a venire furono riconosciuti molti anni dopo il loro scioglimento, avvenuto durante un concerto la notte di Capodanno del 1969, quando Steve Marriott lasciò il palco; tra i vari "eredi" degli Small Faces ricordo i Jam di Paul Weller, i Blur, gli Oasis e buona parte dell'ondata Brit-pop. I componenti erano Steve Marriott, chitarrista, autore e soprattutto una delle voci più belle del periodo, molto "nera"; Ronnie Lane, basso, voce e co-autore , Ian McLagan, tastiere e voce e Kenny Jones alla batteria. Il loro stile iniziale era tipicamente Mod, quindi brani molto energici, con riferimenti al Rhythm & Blues, il tutto testimoniato nel primo album e nella raccolta pubblicata dalla Decca al termine del contratto; nel 1967/68 il loro stile si ammorbidì, strizzando l'occhio alla psichedelia e curando di più gli arrangiamenti, il risultato si può ascoltare nell'album del 1967, curiosamente intitolato "Small Faces" come il primo, e nello stupendo "Ogden's Nut Gone Flake" del 1968, bellissima commistione tra psichedelia, rock e beat. tra questi due album, uscirono due singoli molto diversi tra loro: la psichedelica "Itchycoo Park" (agosto 1967), e la furiosa "Tin Soldier" (dicembre 1967), che sono tra i miei brani preferiti. Negli anni seguenti, Steve Marriott fondò con Peter Frampton gli Humble Pie, un gruppo rock-blues molto apprezzato soprattutto dal vivo, poi ebbe una carriera a fasi alterne anche a causa dell'uso di droghe; morì tragicamente nel 1991, soffocato nell'incendio del suo cottage. Gli altri tre componenti continuarono come Faces, unendosi a Rod Stewart, allora all'inizio della sua fortunata carriera. Anche Ronnie Lane è morto qualche anno fa, stroncato dalla sclerosi multipla. Kenny Jones nel 1979 rimpiazzò il defunto Keith Moon negli Who, ora prosegue la sua carriera con un gruppo di cui non ricordo il nome, ma che ha piazzato un hit al primo posto nelle classifiche USA.

Itchychoo Park - Small Faces



Over bridge of sighs to rest my eyes
In shades of green
Under dreaming spires, to Itchycoo park
That's where I've been

What did you do there? I got high
What did you feel there? Well I cried
But why the tears there? Tell you why
It's all too beautiful, it's all too beautiful
it's all too beautiful, it's all too beautiful

I feel inclined to blow my mind
Get hung up feed the ducks with a bun
They all come out to groove about
While I search for fun in the sun

I tell you what I'll do (What will you do?)
I'd like to go there now with you
You can miss out school(Won't that be cool?)
Why go to learn the words of fools

What do we do there? Well get high
(What will we touch there?) We'll touch the sky
But why the tears there? I'll tell you why
It's all too beautiful, it's all too beautiful
It's all too beautiful, it's all too beautiful

I feel inclined to blow my mind
Get hung up feed the ducks with a bun
They all come out to groove about
While I search for fun in the sun

It's all too beautiful, it's all too beautiful
It's all too beautiful, it's all too beautiful
 
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view post Posted on 20/11/2007, 13:24
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Interessante cronologia, sto vedendo il primo e poco a poco li vedrò e ascolterò tutti.

Complimenti :(ok): ancora :) per l'ottimo reportage.
 
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28 replies since 21/9/2007, 16:36   883 views
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